di Gi Elle

In Friuli Venezia Giulia sono a rischio mille ettari di vigneti biologici se dovesse essere approvata  la norma europea per la riduzione della quantità massima utilizzabile di composti rameici, i prodotti da sempre usati per difendere la vite dalle crittogame. L’allarme è stato lanciato da Confagricoltura nazionale – e ripreso anche a livello Fvg -, preoccupata per l’evoluzione della normativa in materia nei palazzi di Bruxelles.

“È impensabile, soprattutto per l’agricoltura biologica, ridurre ulteriormente la quantità massima di prodotti fitosanitari a base di rame utilizzabili annualmente per ettaro, senza peraltro lasciare agli Stati membri la necessaria flessibilità di intervento in funzione di particolari esigenze, quali le condizioni climatiche. Una decisione di questo tipo, infatti, sarebbe estremamente dannosa per le colture mediterranee, come la vite e l’ortofrutta, per le quali l’uso dei composti rameici è centrale in funzione della lotta alle patologie funginee e batteriche”. Così ha scritto infatti Confagricoltura in una lettera inviata ai ministri della Salute, Giulia Grillo, delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, e dell’Ambiente, Sergio Costa, in vista del voto, previsto il 23 -24 ottobre, in sede di Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi dell’Ue (Scopaff).

Vigneti di collina dopo la vendemmia: siamo nella zona del Ramandolo Docg.

«Con questa nuova norma, per il Friuli Venezia Giulia si metterebbero patologicamente a rischio i vigneti coltivati con le tecniche biologiche che, secondo i dati forniti dall’Ersa, sono estesi su oltre 1.000 ettari – dice al riguardo Severino Del Giudice, responsabile del settore biologico di Confagricoltura Fvg -. Si tratta di colture di pregio, che rappresentano un fiore all’occhiello dell’enologia e dell’agricoltura regionale».

Nella lettera indirizzata ai tre ministri, affinché intervengano a livello europeo, Confagricoltura esprime preoccupazione per la procedura di rinnovo dell’autorizzazione dei prodotti fitosanitari a base di rame, il cui iter è attualmente in corso, e ribadisce la necessità che non venga ulteriormente ridotto il limite di 6 kg per ettaro/anno, sia per l’agricoltura convenzionale che, in particolare, per quella biologica. L’organizzazione imprenditoriale agricola chiede, inoltre, che venga concessa la possibilità di differenziare le dosi in relazione a specifiche fasce climatiche individuate dall’Ue, come già avvenuto per l’impiego dei solfiti.

Confagricoltura, come già detto in passato, ribadisce infine la propria disponibilità a collaborare con i ministeri competenti, il mondo scientifico e altri stakeholders, per lo sviluppo e la diffusione di soluzioni strutturali di medio periodo, come la ricerca di prodotti a basso impatto alternativi o integrativi al rame, e la costituzione e il rilascio di varietà tolleranti o resistenti alle malattie funginee.

Qui invece un vigneto di pianura, nella zona della Doc Friuli Aquileia.

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In copertina, una vite ormai privata dei suoi grappoli. 

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